Ricorso contro caccia in deroga a febbraio – Ars Venandi

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Ricorso contro caccia in deroga a febbraio

Dopo aver già espresso il loro dissenso contro la decisione dell’Esecutivo Cappellacci, le associazioni ecologiste Amici della Terra, Lega per l’Abolizione della Caccia (Lac), Lega Italiana per la Protezione degli Uccelli (Lipu) e Gruppo d’Intervento Giuridico hanno richiesto, in data 25 gennaio, al Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi e al Ministro per i rapporti con le Regioni Raffaele Fitto, di esperire ricorso governativo avverso la legge regionale 19 gennaio 2011 (non ancora pubblicata sul B.U.R.A.S.) sulla c.d. caccia in deroga.
Le motivazione del ricorso si fondano sul conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale e chiedono di predisporre le opportune procedure per l’annullamento (art. 19 bis della legge n. 157/1992 e s.m.i.) del provvedimento assessoriale di prossima emanazione. E’ stata informata, per opportuna conoscenza, la Commissione europea.
«La caccia in deroga – senza aver esperito alcun rimedio alternativo, senza dimostrare i pretesi danni alle coltivazioni agricole, coinvolgendo specie avifaunistiche già oggetto dell’ordinaria stagione venatoria appena conclusa, autorizzando prelievi venatori potenziali tutt’altro che modesti e marginali in pieno periodo migratorio prenuziale e riproduttivo – è in palese spregio della giurisprudenza della Corte di Giustizia in tema» è il giudizio delle associazioni. Inoltre, non è previsto alcun parere tecnico-scientifico dell’Istituto Superiore per la Protezione Ambientale (Ispra), ed è inesistente in Sardegna un Istituto regionale equipollente, in palese contrasto con la normativa comunitaria e nazionale, oltre con la giurisprudenza costituzionale.
Sulla stessa normativa, la Commissione europea aveva già aperto una procedura di infrazione (n. 2004/4242) nel dicembre del 2009, che ha dato luogo alla causa C-508/09 in attesa di definizione. «Ora l’Italia – concludono le associazioni ecologiste – quale Paese membro dell’Unione Europea, rischia una pesante condanna, le cui conseguenze finanziarie sarebbero – per legge – scaricate sulla Regione autonoma della Sardegna, cioè su tutti i cittadini-contribuenti sardi».
http://notizie.alguer.it

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