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Speciale: le carabine semiautomatiche

Sauer-303

Storia, funzionamento, impiego pratico, accuratizzazioni e tutta l’attuale produzione

 

Sauer-303Tanti anni fa ho letto un bel racconto sulla vita dei primi trappers e dei cercatori d’oro del vecchio West. A quei tempi sopravvivere non era certo facile e gli indiani, particolarmente bellicosi e feroci, erano sempre alla ricerca di qualche “viso pallido” da scotennare e depredare. Erano dei selvaggi, ma di certo non erano degli stupidi. Quando sorprendevano un cacciatore di pellicce si facevano coraggio e affrontavano a turno quell’unico colpo di Tryon, di Kentuky o di Trapdoor che il malcapitato sarebbe riuscito a sparare. Le scorrerie andarono avanti in quel modo per un bel pezzo, finché un triste giorno, una banda di Crow incappo in due cercatori d’oro (fortunati, visto il costo dei loro fucili!) armati con delle carabine a leva Henry a sedici colpi! Dopo lo scontro, i pochissimi guerrieri che riuscirono a salvarsi raccontarono che erano stati vittime della “cattiva medicina”! Da quella storia vera, possiamo trarne una morale: che se a caccia un fucile monocolpo poteva essere sufficiente, in guerra quando si rischia la vita, la possibilità di sparare più colpi in rapida successione era d’importanza vitale. Per soddisfare quell’esigenza militare, furono progettati i fucili a ripetizione a leva, quelli a pompa ed infine le carabine ad otturatore scorrevole girevole, ma qualcuno (per fortuna) non era ancora soddisfatto. Quando il percussore viene lanciato ed innesca la cartuccia, all’interno della camera di scoppio avviene una piccola esplosione. Quel fenomeno genera calore, pressione e quindi energia. Perché non sfruttarla meccanicamente per creare un sistema di ripetizione? Il primo che ebbe la geniale idea di modificare una carabina Winchester a leva, utilizzando l’energia del rinculo, fu Hiram Maxim nel 1882. Poi venne Ferdinand Ritter von Mannlicher, che tra il 1885 ed il 1900 ideò persino un fucile in grado di sparare a raffica. Seguirono il loro esempio molti altri inventori, più o meno noti come: Mauser, Walther, Cei-Rigotti, Scotti, Sjogren, Griffiths, Friberg e Mondragon, ma il più geniale di tutti rimane pur sempre lui: l’inimitabile John Moses Browning. I sistemi di automatismo più comuni sono essenzialmente tre: quello a massa battente, quello a corto (o lungo) rinculo della canna e quello a recupero di gas. Esistono anche delle varianti alla massa battente che utilizzano delle chiusure ritardate a leva oppure a rulli (come il FAMAS francese e l’H.&K. tedesco), ma sono pochissimo usate. Lo sfruttamento del rinculo è stato invece molto sperimentato nei fucili semiautomatici a canna liscia e nelle pesanti armi di squadra militari, ma purtroppo visti i pesi in gioco, non era idoneo per essere sfruttato in armi leggere camerate in munizioni metalliche potenti. Il sistema di ripetizione per eccellenza di tutte le armi semiautomatiche, è quello che sfrutta lo spillamento di una piccola parte dei gas propellenti. Quei gas fanno disimpegnare ed arretrare il blocco otturatore che successivamente, spinto in avanti da una robusta molla,  preleva  dal caricatore una nuova cartuccia e la spinge nella camera di scoppio pronta per ripetere il ciclo di sparo. Tale “brevetto”, vecchio di quasi cento anni, salvo qualche piccola modifica, è rimasto invariato fino ai giorni d’oggi. Le armi militari semiautomatiche portatili più note e diffuse furono il Garand, la carabina Winchester M1, i Gewer 41, 43, 44 e l’FG 42, ma fu il fucile mitragliatore americano BAR (Browning Automatic Rifle) quello che venne preso come campione per creare un’arma sportiva da caccia. Il progetto fu rivisto e modificato dalla Remington, dalla Winchester e dalla FN di Herstal, ma sempre sotto la supervisione del Sig. John Browning o di suo figlio Val. In poco tempo, belle e funzionali carabine semiautomatiche cominciarono a circolare nelle foreste del Nordamerica ed anche in qualche bosco europeo. Credo che le prime ad avere avuto un certo successo commerciale furono le Remington – FN modello 8 e 81 (Semiautomatic High Power Centerfire Rifle) offerte in calibro .25, .30, .32 e 35 Remington. Erano armi talmente ben fatte, precise ed affidabili che con una di queste, ma opportunamente modificata, il capitano Hummer affrontò ed uccise i famosi Bonnie & Clayde! La Winchester da parte sua intraprese e continuò per qualche anno, la costruzione di carabine semiautomatiche modello: 1905, 1907 e 1910 in calibro .351. Erano armi molto particolari perché venivano armate da un pistoncino posto sotto la canna all’interno dell’astina. Nonostante  la bontà di tutti  quei progetti, l’evoluzione delle carabine semiautomatiche da caccia fu lenta e alquanto limitata. Questo perché erano molto delicate, abbastanza pesanti, che spesso s’inceppavano e che non uguagliavano in precisione le carabine ad otturatore. Inoltre la loro celerità di tiro in America non serviva a nessuno, visto che in quel paese la caccia in battuta era pochissimo praticata. In Italia poi, negli anni settanta, ci fu il boom del cinghiale. Anche in alcune zone dove era più o meno sconosciuto, il vispo e coriaceo  suide fece la sua apparizione, si espanse e si prolificò a tal punto che in alcuni casi divenne addirittura nocivo. Si costituirono le prime squadre per dargli la caccia  (le cosiddette “Cacciarelle maremmane”) ed alcuni  appassionati di armi videro nella carabina semiautomatica la scelta migliore. L’offerta venne d’oltreoceano con i modelli: 742 Woodmaster della Remington, Deerstalking 44 Carbine della Ruger, 100 della Winchester e l’Harrington & Richarson. Anche la FN-Brawning per non essere da meno mise in campo la sua carabina BAR che, ancora oggi è senza dubbio la semiautomatica più diffusa, perché  ben rifinita, affidabile,  precisa e relativamente economica. Se nel loro paese d’origine queste carabine hanno avuto poco successo, in Italia, Francia e Spagna non solo si sono accaparrate una discreta fetta di mercato, ma hanno anche spronato alcune Ditte europee a costruire dei propri modelli. E’ il caso delle Heckler & Koch 770, 940 ed SL 7, delle Valmet Petra ed Hunter e della Voere 2295. Tutte queste carabine hanno armato per circa un ventennio i cacciatori di cinghiali italiani ed europei, ma oggi, grazie ad una buona e costante richiesta, anche la Benelli, la Verney Carron e la Molot hanno deciso di proporre le loro produzioni, mentre la Browning e la H.&K. hanno rimodernato i modelli. Ma quel che ha rivoluzionato il mercato è stata l’infinità quantità di modelli (quasi tutti di derivazione militare) provenienti dall’Est Europa. Se una volta era molto facile scegliere una carabina semiautomatica “da cinghiale”, oggi al momento dell’acquisto dobbiamo sondare attentamente i pro e i contro di quel che ci viene offerto. E quanto vogliamo o possiamo  spendere? Desideriamo un modello che abbia delle caratteristiche particolari? Una buona carabina in “fascia media” costa intorno ai 1.100 – 1.200 Euro, ce ne sono anche da 1.500 – 1,600, come altre che si possono acquistare da 300 a 500 Euro. Le Heckler & Koch 770, 940 o SLB 2000 Light uccidono come una SKS, un Izhmash, o una Saiga, ma indubbiamente hanno finiture e caratteristiche molto diverse. Inoltre, come siete abituati a sparare? D’imbracciata? Con tacca e mirino? Con il “punto rosso”?  Avete problemi di vantaggio e di piega? Esistono dei modelli che offrono la possibilità di modificare il calcio a nostro piacimento, come altri che hanno le mire da battuta, le tacche micrometriche regolabili, oppure delle diottre di tipo militare. Sta a voi scegliere in base alle vostre esigenze o semplici simpatie. Se poi vorrete metterci un punto rosso, dovrete accertarvi se è possibile il montaggio, se sono facilmente reperibili gli attacchi e di che tipo, se li troverete  troppo alti o se magari li preferirete a sgancio rapido.  Per la scelta del calibro vi rimando ai miei precedenti articoli e se dalla vostra arma vorrete qualcosa in più come: un caricatore maggiorato, l’Hold Open, uno scatto eccellente, una canna intercambiabile lunga o corta, un calcio con il guanciale oppure le mire con gli inserti in fibra ottica e completamente regolabili, la scelta si ridurrà di parecchio. Se v’interessa voglio confidarvi le mie preferenze e al contempo consigliarvi anche alcune piccole ma collaudate “accuratizzazioni”. Pratico assiduamente la caccia al cinghiale da quasi trent’anni ed ho sempre utilizzato carabine Browning BAR o Heckler & Koch; in calibro 30.06 o, meglio ancora, in 308 Winchester, sempre caricate con palle da 150 grani. Le BAR sono ottime armi, non s’inceppano mai (o quasi) sono ben rifinite, discretamente bilanciate e molto precise. I primi modelli avevano un piccolo handicap negli organi da mira (quelli dei modelli “Battue” non erano regolabili, mentre quelli dei modelli Affut si prestavano poco ai tiri in corsa) e poi dobbiamo accontentarci dei 2 – 4 colpi che possono contenere il loro caricatori. Per il resto non mi hanno mai deluso in tutte le occasioni. Le H. & K modello 770 sono le Rolls Royce delle carabine semiautomatiche. Sono bilanciatissime (specialmente i modelli Kurtz a canna corta), sono le più precise in assoluto, sono praticamente esenti da malfunzionamenti e la chiusura a rulli riduce notevolmente il rinculo. Per gli amanti del “volume di fuoco” adottano anche dei caricatori prismatici da dieci colpi. Purtroppo i loro organi di mira non sono all’altezza del lignaggio dell’arma e la violenza del meccanismo rovina parecchio i bossoli sparati. Chi ne trovasse ancora una in giro non se la faccia scappare altrimenti lo segnali alla nostra Redazione che se la prende il sottoscritto!! L’Euro ha messo in ginocchio un po tutti. Di soldi “in più”, quelli che abitualmente destinavamo alla nostra passione, ce ne sono sempre meno. Molti cacciatori che vogliono acquistare un’arma devono fare i conti con il crudele budget. Purtroppo lo so per esperienza perché spesso gli amici quando mi chiedono un consiglio su quale arma acquistare non vogliono spendere molto. Nella fascia economica rientrano soltanto le carabine di produzione cinese ed Esteuropea. Lo so sono armi bruttine, ma non storcete subito il naso, perché spesso valgono più di quanto costano e che con poche modifiche (tutte legali) possono trasformarsi in micidiali compagne di caccia. Per quanto riguarda la completa Customizzazione” della carabina SKS Type 56 (cinese o russa) in calibro 7,62 x 39 Russian vi rimando ad un intero articolo ad essa dedicato, mentre per rendere più pratiche le varie Izhmash, Saiga, Tiger ecc, ecco cosa c’è da fare. Il loro funzionamento è ruvido ma impeccabile, unica nota dolente sono purtroppo gli scatti. E’ possibile alleggerirli con pochi interventi pratici, come ridurre la precorsa, lappare i piani di ritegno del cane e registrre le molle. Poi c’è da rivedere completamente gli organi di mira. Quelli originali non servono a niente. A meno che un cinghiale con tendenze suicide non si fermi per almeno trenta secondi davanti alla nostra posta a dieci metri di distanza, per poterlo abbattere pulitamente è necessario modificarli. Non è difficile ma neanche semplicissimo, Il mirino può essere sostituito con uno molto più visibile oppure (ma siamo proprio al limite) può essere verniciato di rosso o di bianco. Anche la tacca è meglio sostituirla. Consultando il fornitissimo catalogo della LPA (tel.030837706) state tranquilli che troverete qualcosa di più visibile con gli inserti in fibra ottica o al trizio. Sono operazioni semplici e alla portata di tutti quelli che hanno un minimo di manualità. Altrimenti perché non montargli un buon punto rosso? Alcune carabine russe vengono già fornite di attacchi laterali che noi, per poterli utilizzati al meglio, dovremmo avere un collo lungo come un cigno o la testa di Franckestein! In alternativa si può montare una basetta tipo Weaver, avvitata o saldata, sul castello in lamierino oppure molto in avanti in prossimità della presa gas. I collimatori elettronici non hanno problemi di focale. Montarli non è difficile come può sembrare a prima vista, occorrono dei piccoli accessori e poco aiuto da parte di un armiere fidato. E poi dovrete spararci parecchio, ma proprio tanto. Acquistate qualche scatola di munizioni tipo militari: turche, bosniache, ungheresi, cinesi, russe ecc; andate in una cava dimessa e sparate a tutto quello che vi capita, come  pietre, gomme d’auto in movimento,  sagome fisse e mobili e così via. In questo modo oltre a prendere la dovuta confidenza con l’arma, vi abituerete  allo scatto e ai sistemi di mira. Io mi sto battendo affinché tutti i cacciatori di cinghiali, o almeno una buona parte, utilizzino un’arma rigata. Questo per tanti motivi e non ultimo quello della sicurezza. In fin dei conti il cinghiale è o non è un grosso e coriaceo ungulato? E allora come possiamo negare che la carabina semiautomatica è la migliore arma per dargli la caccia? 

                                                    Marco Benecchi                                   

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