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A.T.C…. Abbiamo le idee chiare?

Le testimonianze che arrivano d’oltre mare ci insegnano che di fatto, l’A.T.C. è una “azienda” e come tale persegue obbligatoriamente dei fini gestionali orientati al conseguimento di utili e comunque non certo al passivo finanziario.
Queste aziende normate da leggi e regolamenti precisi sia Nazionali che Regionali hanno per obbligo una struttura ben definita che prevede: Presidente, vice Presidente, consigli di Amministrazione, revisori dei conti, impiegati ecc.; come direttivo hanno a seconda delle varie realtà remunerazioni, gettoni di presenza o /e rimborsi spesa la cui entità sono chiamati essi stessi a stabilire. A tutti questi costi vanno certamente aggiunti affitti, mezzi, consulenze e tutto quanto può ruotare attorno all’istituzione di un’azienda (ente) sotto diretto controllo delle efficientissime provincie…..
Queste realtà per legge sono abilitate a far praticare al loro interno l’attività venatoria secondo propri regolamenti (che possono ovviamente essere solo più restrittivi) ai cacciatori il cui numero è rapportato all’estensione del territorio di cui dispongono; va da se che se i cacciatori locali, che manifestano la volontà di iscriversi all’ATC, non sono in numero sufficiente a esaurire questa disponibilità vi è l’OBBLIGO dell’ATC di ACCETTARE, previo pagamento della quota stabilita, l’accesso, anche giornaliero, a CHIUNQUE ne faccia regolare richiesta.
L’accesso del cacciatore all’ATC è subordinato all’iscrizione per la sola selvaggina stanziale e stanziale nobile, mentre è libero e gratuito (giustamente) per tutti i cacciatori residenti nella Regione, in possesso di regolare tesserino, per effettuare l’attività venatoria a specie migratorie che e nel caso di Beccaccia, Beccaccino, Quaglia ecc. prevedono l’uso dei cani da cerca. Non essendo nella nostra Regione attivo il corpo Provinciale di Polizia Venatoria non si capisce come all’interno di ogni ATC possa essere garantito un adeguato servizio di vigilanza senza dover, con spesa aggiuntiva assumere guardie volontarie addette a tale servizio.
Chi prende ad esempio la gestione delle ATC del continente troppo spesso trascura dati importanti:
1. nel caso vengano aumentate le giornate di caccia alla stanziale ciò avviene sempre dietro pagamento dei capi da parte dei richiedenti dato che trattasi esclusivamente di capi immessi all’uopo (praticamente come nelle già istituite aziende agri turistico venatorie)
2. è noto che la percentuale delle ATC in passivo economico è superiore al 85{92dce438c795f1a06f7ba1ca02a686d07c7097ced88756a63b00584505aa4d25} del totale e a causa di ciò i costi che devono sopportare gli iscritti sono realmente proibitivi per il portafoglio di cacciatori non appartenenti a fasce economiche molto agiate in quanto raramente le quote di iscrizione all’ATC sono inferiori ai 100 euro anno.
È chiaro che l’istituzione degli ATC comporterà l’obbligo di immediata chiusura delle “riserve” autogestite poiché non contemplate nella legge 23/98 che istituisce le ATC, la quale prevede al massimo la loro conversione in Aziende Faunistico Venatorie; sarà altresì improponibile e ingestibile la presenza nelle ATC di porzioni di AATV e AFV il cui territorio dovesse ricadere a cavallo di più ATC dato che si andrebbero a sovrapporre due istituti o tre tutti atti all’attività venatoria controllata e remunerata.
Il comitato di gestione può, previa decisione a maggioranza, solo ridurre o limitare l’attività venatoria prevista dal calendario regionale, alle specie stanziale sia per numero di capi che per modalità d’esercizio; la speranza di qualche residente di praticare l’attività venatoria all’interno della “sua” ATC con tempi e modi diversi e magari a lui più comodi è un’illusione irrealizzabile giacché le ATC sono “aziende” obbligatoriamente gestite e controllate in modo molto severo, pena la decadenza e l’eventuale sanzionamento del consiglio d’amministrazione.
Siamo sicuri di voler perdere, noi e le future generazioni, la possibilità di poter esercitare la nostra passione liberi di scegliere per tutto questo?
NOI CERTAMENTE NO!

***Così riceviamo e così pubblichiamo***

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