Una carabina per iniziare – Ars Venandi
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Una carabina per iniziare

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carabineLa provincia di Grosseto ha recentemente abilitato una cinquantina di nuovi selecontrollori. Al corso, tenutosi a Manciano, hanno partecipato cacciatori provenienti da tutto il comprensorio, ma anche dalle province di Viterbo, di Roma e qualcuno addirittura residente in Umbria. Dei nuovi appassionati abilitati alla gestione della selvaggina ungulata (capriolo, daino, muflone, cervo e cinghiale) ne avevo conosciuti molti e sapevo che tra loro c’erano sia dei provetti cacciatori sia dei neofiti “freschi di licenza”. Tutti però, indipendentemente dalla loro esperienza, per poter praticare questa bellissima tecnica di caccia, si sono dovuti equipaggiare di una nuova attrezzatura. Nell’acquistarla c’è sicuramente chi ha deciso di fare di testa propria, come altri che per non sbagliare o per cercare di far le cose al meglio hanno chiesto consigli agli amici veterani. Io, immancabilmente, mi sono sentito domandare: “Cosa mi occorre per praticare la caccia di selezione senza spendere un patrimonio?”. Per quanto riguarda l’attrezzatura in generale, vi rimando ad un articolo già precedentemente pubblicato sulla nostra rivista, mentre per la scelta del quadrinomio: arma – ottica – calibro – munizione, credo sia il caso di ritornarci sopra e per una volta voglio partire dalla fine. Per quanto mi sia sforzato, nel corso degli anni, di dare qualche consiglio su carabine e calibri, purtroppo ci sono ancora parecchi cacciatori che non hanno le idee del tutto chiare. In Europa con un calibro 270 Winchester puoi praticamente abbattere di tutto, alce ed orso bruno compresi e su questo non si discute, visto che posso provarlo. Ma credo che lo sappia  anche un bambino, che se il buon calibro statunitense tanto amato da Jack O.Connor è l’ideale per caprioli, camosci e daini, non lo è altrettanto per dare la caccia a selvatici a pelle spessa che passano i tre quintali di peso. Chi ha letto un po’ di vecchia narrativa venatoria ed ha anche una certa esperienza di caccia a palla, sa bene che in buone mani e con la scelta giusta del proiettile, molti calibri medi si sono comportati egregiamente contro ogni specie selvatica, compresa quella di grossa mole e pericolosa. Comunque, noi modesti cacciatori italiani, se prevediamo in anticipo di dedicarci esclusivamente alla caccia ai grandi selvatici (dal cervo in su’) è meglio che scegliamo un calibro più robusto, in grado di garantirci un margine di sicurezza maggiore. “Ma il cinghiale lo ammazza?”. Ho perso il conto di tutte le volte che ho sentito pronunciare questa frase. In molti sono ancora convinti che se un calibro atterra un grosso solengo è in grado di inginocchiare anche un grande portatore di avorio, quando invece il “Re” non ha nessuna chance se viene colpito con precisione da una Nosler Partition da 100 grani sparata da un 243. La caccia a palla in Italia si pratica dalle piccole marmotte (dove è consentito il prelievo) al grande cervo, e la selezione, nel novanta per cento dei casi, si esercita sul capriolo e sul daino, anche nelle zone protette (come nel Parco Naturale della Maremma, meglio noto come Parco dell’Uccellina). Per quello scopo, tutti i calibri compresi dai sei ai sette millimetri vanno più che bene, sempre considerando che una “caprioletta” di dieci chili è ben diversa da un palancone di centoventi. Non mi permetterò di criticare chi con una sola arma rigata (carabina, kipplauf o combinata mista) vuole proprio farci tutto, sono scelte personali, ma siccome oltre al piacere della caccia subentra anche quello dell’acquisto e del possesso, io sono uno che quando va a caccia di ungulati cerca sempre di usare l’arma ed il calibro più adatti. Ormai da molti anni per la caccia al capriolo uso esclusivamente il 243 Winchester e per quella al daino  il 7 mm Remington Magnum. Sul terreno di caccia, dove non esistono mai certezze ma soltanto incognite, mi è capitato di abbattere anche daini e cinghiali con il 243 come  caprioli con il 7 mm, ma sono stati casi alquanto sporadici. E’ chiaro che se dobbiamo “prelevare e/o contenere” in una zona dove ci sono diverse specie ungulate è bene armarci in modo adeguato. Ed eccoci all’antico dilemma: Qual è il calibro ideale per il cacciatore a palla italiano? Esiste? I grandi safaristi di fama mondiale, all’unanimità,  hanno definito il 375 H & H Magnum come il miglior calibro “tuttofare” nel Continente Nero, da noi, in Sardegna, sull’Appennino o sulle Alpi, quale potrebbe essere? Dovendo acquistare una sola arma, la scelta cadrebbe immancabilmente su diametri di palla che vanno dal .25” al 7 mm includendo, per motivi pratici (ci sono molti cacciatori di cinghiali che con la loro carabina semiautomatica fanno anche la caccia di selezione) e nostalgici anche il 308 W, il 30.06 S e l’8 x 57 JS-JRS. Non me ne voglia chi da anni usa con successo il 240 Weath e il 6 Frères perché non li ho inclusi nella rosa, ma proprio non me la sento di ritenerli “idonei” alla caccia al cervo, anche se sono calibri che possiedono delle caratteristiche balistiche veramente eccezionali. Volendo citare qualche calibro in particolare direi che un’ottima scelta sono: il 25.06, tutti i 6,5 x (55, 57, 65, 68, -284) il 270 W, il 280 Remington e i 7 mm x (57, 64, 65) e per gli amanti delle alte prestazioni includerei anche il 257 e il 270 Weatherby Magnum, il 270 e il 7 mm WSM e i sette millimetri “tosti” come il 7 SAUM, il 7 RM, il 7 x 61 e il 7 WM. Quasi tutti i suddetti calibri ho avuto modo di provarli personalmente oppure li ho visti “in azione” nelle mani di altri cacciatori, quindi posso garantirne l’indubbia efficacia. Negli anni ho studiato e valutato le loro caratteristiche di precisione, potenza, micidialità e costanza e devo dire che oggigiorno anche le munizioni originali hanno raggiunto un’eccellente  standard qualitativo. Dopo aver scelto il calibro, sorge l’eterno dilemma del peso e del tipo di palla da utilizzare. Per quanto concerne il peso, io consiglio di rimanere nel mezzo della gamma delle granature offerte per ogni singolo calibro, come: 100 – 110 grani per i calibri .25, 120-140 per i 6,5,  130 per i 270, 140-150 grani per i 7 mm e  150-165 per i calibri .30. Per quanto riguarda invece la foggia del proiettile il discorso è al contempo semplice e difficile, perché credo che in nessun altro campo esistano dei pareri tanto discordanti come in quello che stiamo trattando. Ognuno è convinto delle proprie scelte e guai a chi gliele tocca ed anch’io voglio dire la mia, frutto di una trentina d’anni di caccia praticata intensamente e sempre con molta autocritica. Sono un accanitissimo sostenitore dell’abbattimento istantaneo. Secondo le mie aspettative il selvatico colpito dovrebbe sempre cadere sul posto morto stecchito, per dirla in gergo: “fulminato”. Non mi piacciono i cani da traccia (anche se ne possiedo uno!) per il semplice motivo che quando si deve ricorrere alla loro bravura è perché  siamo stati noi che in qualche modo abbiamo sbagliato. Per la caccia alla media selvaggina uso calibri abbastanza veloci, con palle mediamente leggere e a deformazione violenta – precoce. Lo so, sono proiettili che spesso danneggiano la spoglia  più di una palla dura ad espansione controllata, ma è lo scotto da pagare se si vuole evitare al selvatico di fare troppa strada prima di cadere. Se con una sola arma vogliamo dare la caccia a diverse specie selvatiche, è bene affidarci al seguente teorema: per i selvatici di piccola mole è meglio usare palle leggere ad espansione rapida come le Nosler Ballistic Tip e Accubond, le Hornady SST, le Remington Bronze Point e AccuTip, le Swift Scirocco, le RWS TIG e T-Mantel, le Norma Alaska e Plastic P., ecc, mentre per la caccia ad animali di grossa mole, robusti e forti incassatori la scelta migliore sono le palle più pesanti, abbastanza dure e/o ad espansione controllata come le RWS KS, TOG, TUG e Evolution, le Nosler Partition, le Swift A-Frame, le Trophy Bonded Bear Claw, le Winchester Fail Safe, le Barnes X-Bullet, le Speer Garnd Slam, le Blaser CDP, le Norma Vulcan, TXP e Oryx, le Lapua Mega e Dualist, ecc. Esistono delle ottime ed onestissime palle che anche se non sono proprio “specialistiche”, possono andare bene per tutte le “stagioni”. Degne di nota le Sierra Game King e Pro Hunter SPBT, le Hornady Spire Point, le Remington Core Lockt, le Winchester Power Point, le Federal Hi-Shok SP e le Norma SP. Spetta a voi l’ardua scelta. Come già accennato, per praticare la caccia di selezione  e/o quella a palla in generale, qualsiasi arma rigata può andare bene, ma è innegabile che quella che meglio si presta allo scopo e, permettetemi di dirlo, che personalmente ritengo come la migliore, è la vecchia carabina ad otturatore Bolt Action. Il mercato mondiale offre una scelta impressionante. Ai pregiatissimi modelli “Custom” sia nostrani sia europei o americani, si sono recentemente affiancate delle carabine molto ben fatte che sono vendute al pubblico ad un prezzo talmente competitivo, che spesso un’ottica di marca costa più del doppio dell’arma su cui vogliamo montarla. Per correttezza non posso sbilanciarmi consigliandovi quale marca comperare, ma posso dirvi che entro le mille Euro si trovano veramente delle ottime armi e quindi a buon intenditore poche parole. Gli attacchi per l’ottica, indipendentemente che siano di tipo dedicato all’arma oppure scelti in base ai nostri gusti personali, devono essere tassativamente in acciaio, di ottima fattura e montati a regola d’arte. Quale cannocchiale consiglierei al neo-cacciatore di selezione? Un buon 6 x 42, senza ombra di dubbio, magari in seguito potremmo tranquillamente  sostituirlo con un 8 x oppure con un bellissimo (e costoso) variabile 2,5 – 10 o 3 – 12, ma prima è meglio farsi le ossa con uno strumento ad ingrandimento fisso, che ci faccia prendere confidenza con il tiro a lunga distanza senza troppo impegno. Il 6 x 42 è stato, e secondo me è tuttora, il cannocchiale da caccia per eccellenza. Il 6 x è buono sia per sparare a breve distanza e contro bersagli in movimento sia per tirare fino a duecentocinquanta metri a selvatici della mole di un capriolo e l’obiettivo da 42 mm non è niente male al crepuscolo. Non dimentichiamo poi che anche i modelli prodotti dalle marche più famose sono venduti a prezzi abbastanza contenuti. Cos’altro dire? Forse che volendo acquistare una sola arma per tutte le cacce, da utilizzare come un vero e proprio attrezzo da lavoro, la prenderei con la calciatura in materiale sintetico e addirittura in acciaio inox, ma forse sto esasperando un po’ troppo le cose. Waidmannsheil a tutti!!

 

                                       Marco Benecchi

                       

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