Il primo appuntamento – Ars Venandi
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Il primo appuntamento

Come passa in fretta il tempo! 

Sembra ieri quando in compagnia di un paio di amici mi accingevo a concludere gli ultimi lavori di restauro su un piccolo gozzo in legno, in vista dell’imminente stagione estiva.

Immaginavo qualche bella pescata ed improvvisamente venni distratto da un flebile fruscio e da  un’ombra slanciata e saettante.

La mia attenzione fu immediatamente rapita e dopo un brevissimo attimo di smarrimento, riuscii a individuare l’artefice di tale “ scompiglio” .

Uno splendido esemplare di “Streptopelia Turtur” comunemente chiamata tortora africana.

Elegante e decisa sorvolò una vigna limitrofa al mare, tentò un improbabile sosta su  una pianta di pere selvatiche ed infine sparì dietro le fronde di una splendida quercia da sughero.

<<Benvenuta!>> esclamò immediatamente  Giancarlo il quale impegnato nella verniciatura del timone aveva ammirato soli per pochi secondi l’inconfondibile sagoma della nostra amica alata.

Se non ricordo male, era l’ultima settimana del mese di aprile, proprio il mese in cui i primi caldi  accrescono quel senso di torpore che accompagna il fedele seguace di Diana per tutto il periodo di forzata inattività. Noi cacciatori viviamo il tempo che ci separa dal “miraggio apertura” in torpore di sensi per conservare le nostre energie per il primo appuntamento.

 Il tempo passa in fretta ed eccoci a meno di un mese dalla nuova alba che darà ufficialmente inizio alla stagione venatoria.

Come sempre accade man mano che si avvicina la fatidica data, l’istinto venatorio si fa strada rapidamente dentro ognuno di noi e nonostante sia ancora stordito dall’insolente caos estivo e dal nauseabondo profumo di creme abbronzanti,  riesce ben presto a riconquistarci totalmente.

Del resto i primi temporali e le sempre più insistenti maestralate ci ricordano che l’estate è ormai passata e che finalmente è tempo di caccia !

Tutto è pronto e non resta che attendere il primo ciak per iniziare a girare quella splendida “serie televisiva” che prende il nome di stagione venatoria.

Tortore per cominciare” è il titolo della prima puntata. 

La caccia alla tortora rappresenta “l’estatino” per eccellenza , non solo per le dimensioni dell’animale ma soprattutto per la moltitudine di appassionati che riesce a richiamare. E’ il frutto maturo dell’estate , capace di dissolversi “in men che non si dica” …

Sarà forse per l’irresistibile richiamo di madre natura che con l’avvicinarsi dell’autunno risveglia in noi istinti primordiali mai assopiti, per il lungo periodo di pausa oppure la passione per un selvatico che non consente alcun tipo di errore e lascia tutti con il fiato in gola per il più che fondato timore della sua difficile permanenza ,ma sono davvero in pochi coloro che non provano una particolare attrazione per questo selvatico.

La permanenza nella nostra isola.

La permanenza del volatile sul territorio è, senza alcun dubbio, il primo elemento che condiziona la caccia a questo selvatico. La vecchia legge venatoria consentiva l’apertura a metà agosto per garantire

una più che buona riuscita della cacciata.

L’attuale normativa indica invece il primo giorno utile del mese di settembre quale data  inderogabile di apertura .In tale periodo l’esito della caccia è più che mai incerto.

Le condizioni atmosferiche che solitamente si verificano a cavallo dei mesi di agosto e settembre  provocano il più delle volte il “trasferimento” dei contingenti migratori in lidi più caldi ed accoglienti lasciando noi sardi con un profondo senso di amaro in bocca.

Comunque visto che l’eccezione, conferma la regola, non sempre i temporali conquistano le ultime settimane estive, cosi le nostre amiche alate possono continuare indisturbate a godersi gli splendidi paesaggi costieri e dell’entroterra della nostra antica isola.

Nei giorni che precedono l’apertura si assiste a un copioso movimento di cacciatori che fa da cornice al movimento giornaliero dei selvatici.

Le tortore sono solite abbandonare i dormitori notturni quando il sole è gia alto,  intorno alle 07:30 del mattino per recarsi nei luoghi di pastura come i campi di stoppie di grano o le piantagioni di girasole  dove le semenze garantiscono un ottimo e cospicuo “bottino alimentare”.

Non vanno sottovalutate nemmeno quelle aree incolte, dove i semi rilasciati da alcune piante spontanee (es. cardi selvatici) attraggono facilmente l’attenzione dei volatili.

Non sarà difficile trovare nello stomaco di qualche selvatico un mix composto da semenze e piccoli granelli di sabbia.

Le tortore arrivano in pastura alla spicciolata, in coppia o anche in branchetti costituiti da 10/15 esemplari.

L’uscita prosegue per circa due ore e questi sono i momenti più proficui per insidiare tali selvatici.

Nei momenti più caldi della giornata,invece, le slanciate africanelle sono solite ritirarsi in zone alberate, tranquille e magari caratterizzate dalla presenza d’acqua .

E’ abitudine delle tortore  rimettersi in movimento e tornare in pastura nel tardo pomeriggio.

Dopo le 17:00 rientrano nei dormitori notturni, decretando così la fine della tanto attesa giornata d’apertura (sempre che il calendario venatorio non imponga l’improponibile orario di chiusura alle ore 14:00,privando in tal modo noi nembrotti del rientro serale).

Per una discreta riuscita della battuta è buona abitudine studiare il movimento dei selvatici durante  i giorni che precedono la fatidica data, in modo da non lasciare niente al caso.

Una volta individuato un buon affilo, non resta che preparare un ottimo appostamento (elemento essenziale) magari a ridosso di un filare d’alberi in modo da garantire al cacciatore un pizzico di refrigerio, indispensabile nelle ore centrali della giornata.

Nel caso non sia stato possibile invece monitorare con attenzione il “traccheggio” degli uccelli nei giorni precedenti, il nembrotte dovrà indirizzare la scelta verso quelle  zone che teoricamente possano essere utilizzate dai selvatici o come affili per “entrare in pastura” oppure come ipotetiche vie di fuga. Infatti il continuo disturbo arrecato dall’esplodere dei numerosi colpi di fucile non lascerà sicuramente ai selvatici la possibilità di consumare un tranquillo banchetto.

Se il posto prescelto si trova invece in prossimità di una pozza d’acqua, ci si potrà servire di alcuni stampi in plastica nel tentativo di rendere la tesa ancor più accogliente.

Anche in questo caso un adeguato mimetismo sarà di fondamentale importanza.

Visto che non sempre si tira a selvatici particolarmente confidenti, ma nella maggior parte dei casi il tiro è indirizzato a bersagli rapidi e difficili non guasta spendere due “righe” per analizzare le armi  e le munizioni per la tortora.

Come in tutte le cacce ognuno ha, senza alcun dubbio, la propria ricetta e le proprie convinzioni.

La mia personalissima, ribadisco personalissima, convinzione pone alla base di questo tipo di caccia (come in gran parte delle cacce da appostamento) l’utilizzo di un fucile semiautomatico cal.12, con strozzatura  di 3*** e lunghezza della canna di 65 cm.

Le munizioni sono del n°8 con circa 33-34 gr. di piombo.

Per chi invece predilige l’utilizzo di un fucile basculante, un buon sovrapposto con canne di cm. 67 con strozzature 4/2.

Anche in questo caso una buona cartuccia del n° 8 non è certo un complemento d’arredo.

 

di Emanuele Farneti

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