Le qualità del cane da ferma – Ars Venandi

Le qualità del cane da ferma

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Le qualità del cane da ferma

Quali sono le caratteristiche che un buon cane da ferma deve possedere per essere considerato tale? Di seguito l’elenco stilato dal nostro Bernardino Deiana

1.Buon olfatto. L’olfatto è il senso più sviluppato nel cane: mentre noi percepiamo ciò che ci circonda come un mondo di immagini,  i nostri migliori amici lo avvertono come un mondo di odori. Un buon olfatto, accompagnato dalla capacità di farne buon uso è indispensabile per qualsiasi cane da caccia, infatti, grazie a questo senso, riesce a reperire la selvaggina durante l’attività venatoria.

2. Istinto di cerca. Un buon olfatto, per essere efficiente, deve poter contare su un marcato istinto di cerca: un vero cane da ferma (anche i soggetti di buon sangue non utilizzati per la caccia) cerca ogni volta che ne ha la possibilità, che sia in un campo aperto, che sia in un parco cittadino o in un marciapiede al guinzaglio.
Un cane che non possieda questo istinto è poco adatto all’attività venatoria: è vero che si può insegnare a un cane a cercare, ma deve esservi predisposto se vogliamo utilizzarlo per l’attività venatoria: una cerca istintiva è senz’altro più efficace di una cerca costruita, in quanto il cane spinto dalla passione, non cerca perché gli viene chiesto, ma cerca per suo istinto, sua soddisfazione predatoria.
Senza contare poi che un cane in possesso di questo istinto è capace di cercare per ore e in condizioni proibitive, senza dover essere per forza obbligato o spronato a farlo.

3. Senso del selvatico. “E’ l’intuito che suggerisce al cane dove alberga la selvaggina secondo la stagione, l’orario e l’habitat” (Giulio Colombo)
Diceva bene il grande Giulio Colombo! Tale dote si acquisisce “lavorando assiduamente sul selvatico”, non con un addestramento teorico ma con assidui incontri con la selvaggina, durante i quali il cane apprende le sue abitudini, e riesce a intuire i nascondigli di questa e a scovarla.

4. Passione. La passione è ciò che regge, governa e stimola ogni dote venatoria del cane: è questa che lo stimola a cercare per ore e ore, a buttarsi in mezzo ai rovi, ad affrontare le acque gelide per recuperare un selvatico, a patire il caldo delle prime giornate autunnali del calendario venatorio, e a fronteggiare le mille insidie della caccia.
È una dote in parte insita nei geni, ma incrementabile con un buon dressaggio: è compito del suo conduttore fargli conoscere la selvaggina e farlo appassionare ad essa.

5. La filata. Si verifica quando, durante la cerca, il cane rallenta l’azione quando gli giunge l’emanazione del selvatico, seguendone la scia e concludendo l’azione con una ferma.

6. Istinto della ferma. È anche questa una dote ereditaria, trasmissibile alla prole e che non può essere insegnata (si può solo migliorare partendo dalla “punta”): un ausiliare che non possegga tale istinto non potrà mai essere utilizzato come cane da ferma (potrà essere impiegato come cane da cerca e riporto, ma è bene che venga tolto dalla riproduzione in modo tale da non tramandare questa mancanza di istinto).
Tale comportamento ha origini ataviche e deriva da quell’atteggiamento che porta il predatore a fermarsi un attimo in attenzione, una volta trovata la preda, prima di partire all’inseguimento: la ferma è il prolungamento di quell’attimo nel tempo e mette il cacciatore in condizioni di prepararsi ad abbattere la selvaggina.
Può emergere in età differenti: ci sono cuccioli che fermano già solidamente ai quattro mesi e ci sono cani che fanno la prima ferma intorno all’anno di età. Ogni razza e ogni individuo possono fermare in maniera diversa: c’è il cane che ferma più lontano e quello che osa tanto sul selvatico, quello che si flette completamente fino a strisciare per terra e quello che rimane dritto in piedi in posizione statuaria, ecc.
Solitamente la posizione assunta in ferma è quella che  il cane aveva quando ha percepito l’emanazione del selvatico.

7.Guidata. La guidata si verifica quando, dopo esser  stato preso in ferma, il selvatico pedina e il cane rompe leggermente la ferma seguendolo ad una certa distanza per riprenderlo in ferma una volta che questo si arresta. È uno stratagemma che il cane deve saper utilizzare per non perdere il contatto col selvatico.

8. Consenso. La ferma di consenso è anch’essa istintiva e si verifica quando, nel lavoro con più ausiliari uno entra in ferma e gli altri, pur non avendo percepito l’emanazione del selvatico, lo imitano in modo da non disturbarlo e non rovinare l’azione rischiando di far frullare la selvaggina.
Talvolta, quando non è presente come dote acquisita, può essere insegnato, tramite il “terra!”, a comando.

9. Recupero e predisposizione al riporto. Il recupero è una dote insita nei geni (sempre e comunque migliorabile con l’allenamento) che consiste nel saper cercare e rintracciare il selvatico abbattuto quando non si vede il punto in cui è caduto (selvaggina di penna) o comunque si è rifugiato (selvaggina di pelo) o quando si allontana ferito.
Il riporto è un esercizio, per il quale può esserci una predisposizione genetica, ma è sempre e comunque un esercizio, quindi apprendibile con un corretto addestramento; si verifica immediatamente dopo il recupero o anche quando l’animale va a morire in vista del cane e del cacciatore: avviene in sostanza quando il cane, trovato il selvatico abbattuto lo abbocca a dente morbido (senza danneggiarlo) e lo consegna al suo conduttore. È l’atto concludente l’azione venatoria.

10. Buon Collegamento. Si ha un buon collegamento quando il cane tiene conto della posizione del cacciatore, evita di cacciare da solo, ma operando insieme a lui, senza andare fuori mano, resta sempre vigile per cogliere ogni sua direttiva.

11.Temperamento. Il temperamento è la velocità con cui un animale reagisce agli stimoli esterni. Il cane da caccia ideale dovrebbe avere un temperamento medio alto.

12.Tempra medio-dura. La tempra è la capacità del cane di sopportare e superare gli stimoli spiacevoli. Un buon cane da ferma dovrebbe avere una tempra medio-alta, volta a sopportare la fatica,  l’acqua gelida, i rovi e ogni stress a cui può essere soggetto durante un’azione di caccia.

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