I beccaccianti – Ars Venandi
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I beccaccianti

“Prestati alla Caccia alla Beccaccia per mancanza di altra selvaggina.  Consumano più cartucce che scarponi, vestono come militari o turisti della domenica, con una bella borsetta porta-selvaggina e cani un po’ scorretti e un po’ figli di casuali atti di meretricio. Hanno sempre un qualcosa di arancione addosso, giusto per far capire di esistere e non dimenticano mai di fare un selfie.
L’alba è un momento di fortuna che può metterli un gradino avanti agli altri e l’imbrunire diventa sempre un utile speranza per postare qualcosa in più.
Ritengo doverosa una petizione a loro favore poiché di sicuro non conosceranno mai la poesia della Caccia alla Beccaccia, troppo complessa e bella per esser compresa”.

Nino Urpi

Il termine “beccaccianti” l’ha coniato lui, l’amico, addestratore cinofilo e cacciatore, Nino Urpi. Io credo che sia utile approfondire il discorso e per questo voglio spendere due parole sui questi nuovi cercatori di beccacce.

La cosiddetta tecnologia, sbarcata anche nel mondo venatorio, sta prendendo il posto della vecchia tradizione, ormai si pretende “tutto e subito “ e qualsiasi mezzo, ahimè, è lecito per arrivarci.

Quindi, collari tecno dai suoni più svariati (che niente hanno a che fare con l’ambiente circostante) altri di ultima generazione completamente silenziosi, addirittura provvisti di vibrazione sul palmare e, ovviamente, di rilevatore GPS per avere sempre il controllo dell’ausiliare (non lo chiamerò mai cane perché a costoro non interessa) dovunque si trovi. E anche, e soprattutto, per memorizzare con estrema precisione ogni “rimessa” dello scolopacide, in maniera che alla prossima uscita si ritorni esattamente sulla stessa con facilità e senza possibilità di errore.

Tassativo poi avere ausiliari lunghi… non importa vederli esprimersi nell’azione di Caccia, importa solo che, mandati allo sbaraglio fino a disturbare il prossimo, trovino la tanto agognata preda. Ausiliari alla prova… e se non soddisfano le loro aspettative, vanno sostituiti, troppo facilmente, alla stregua di un calzino.

Ausiliari stipati in multi-box e lasciati per ore all’interno di auto furgonate in attesa del loro turno, dopo aver sfiancato i precedenti.

Nel bagaglio dell’attrezzatura dei Beccaccianti, poi, non può mancare, smartphone a parte, la Go-Pro, rigorosamente montata sulla canna dello schioppo o addirittura sul cappellino.

Per loro è fondamentale la presenza costante sui social, la loro vetrina, tant’è che subito dopo “l’abbattimento”, ancor prima di averlo appuntato sul foglio venatorio, postano l’accaduto a cui segue, a brevissima distanza, l’ormai famigerato selfie!

Tutti devono vedere quanto siamo bravi, quanto siamo “avanti”, quanto siamo belli!!!!

Non mancano infatti i capi d’abbigliamento, tecnici anche quelli e soprattutto firmati, variopinti nei colori più disparati, dall’arancione al verde, giallo, rosso, tutti obbligatoriamente fosforescenti.

E l’etica? Le tradizioni??

I beccaccianti… te li trovi davanti in zone dove non hai mai visto nessuno… così, da un momento all’altro, e non trovi altra spiegazione se non che ti abbiano seguito… e come se non bastasse ti passano davanti, ti circondano, ti tagliano la strada, ti “invadono” il territorio, ti costringono quasi ad andartene, a cambiare zona.

Non sanno cosa sia la tradizione, l’educazione, l’etica venatoria, il collegamento con l’ausiliare, il rispetto per il bosco, per l’ambiente e ancor meno quello della proprietà altrui. Viceversa sanno come sfruttare la tecnologia a proprio vantaggio, seppur eticamente scorretto, solo ed esclusivamente a beneficio del carniere.

Tecnologia che invece sarebbe utile sfruttare al solo scopo di impedire ai soliti furbetti di approfittare della situazione.

Leggevo qualche giorno fa a proposito una proposta interessante sulla possibilità, tra le altre cose, di inserire obbligatoriamente il tesserino elettronico che “seguirebbe” il cacciatore in ogni suo spostamento e rileverebbe anche lo sparo, tracciando quindi il punto e l’ora esatta, nonché la posizione dello stesso. Si eviterebbe così anche e soprattutto la piaga dell’aspetto alla beccaccia, il modo più vigliacco di abbattere la stessa.

Se questo è il futuro della caccia alla beccaccia e questi sono i nuovi cacciatori, i beccaccianti, la mia risposta è no, grazie! Preferisco la tradizione, io, il cane, lo schioppo, il campano e la sfida, leale, con Sua Maestà la Regina, in solitaria nella quiete assordante del bosco, quando anche una sola beccaccia incarnierata riempie la giornata, mia e di Paco.

Così, in questo modo ci avviciniamo solo alla fine.

Se non si apporteranno dei cambiamenti con regole ben precise e severe per tutti, tali da impedire una caccia sconsiderata e sleale, la stessa caccia alla beccaccia chiuderà “da sola” senza bisogno che venga emanata nessuna nuova legge.

Ad atras bortas.

Efisio Pitzalis

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