Il pastore fonnese – Ars Venandi
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Il pastore fonnese

Cane di Fonni

La storiografia tradizionale fa discendere l’origine del cane fonnese dall’introduzione dei cani addestrati per la caccia all’uomo operata dal console romano Marco Pomponio Matone nella campagna del 231 a.C. Questi, al comando di una nutrita guarnigione di legionari, venne inviato in Sardegna per sedare le frequenti rivolte che si sviluppavano soprattutto nelle zone montane e dell’interno.Per stanare i ribelli “pelliti” dai loro rifugi venivano, appunto, impiegati dei ferocissimi mastini opportunamente addestrati (canis pugnax ). Con molta probabilità e proprio dall’incrocio dei cani da guerra romani con gli autoctoni cani locali che trae discendenza il cane fonnese. Tale assunto risulta avvalorato dalla considerazione che le legioni romane stanziarono a lungo in questi luoghi. Da tali accoppiamenti vennero fuori degli esemplari dalle doti non comuni: grande struttura corporea accompagnata da forza fisica e destrezza notevoli, oltre alla straordinaria capacità di adattarsi alle condizioni di vita più avverse. Queste doti, insieme alla necessità di difendere le proprietà, indussero i pastori locali ad intraprenderne l’allevamento. Nel tempo venne operata una mirata selezione dei soggetti che rispondevano, morfologicamente e caratterialmente, alle esigenze della campagna. La ferocia, l’olfatto e l’udito finissimo, furono le caratteristiche che spinsero il comando militare italiano all’impiego del cane fonnese nella “Campagna d’Africa”, con lo scopo di prevenire gli attacchi dei ribelli Senusi che tentavano di penetrare le nostre linee. Venne inviato il sergente Antonio Coinu, nativo di Fonni, il quale, nell’anno 1912, requisì oltre 100 esemplari pagandoli 50 lire cadauno ( nella foto i mastini fonnesi a Derna 1912 ).Gli stessi, imbarcati sui piroscafi Principe Amedeo e India, furono suddivisi in 5 plotoni e condotti a Tripoli, Homs, Derna, Tobruk e Bengasi e, successivamente, vennero impiegati dalla gloriosa Brigata Sassari nel corso del primo conflitto mondiale. Alto fu il prezzo che la razza pagò a seguito di tale indiscriminate requisizioni. Infatti, nessuno di questi esemplari venne portato in patria. Negli ultimi anni si è risvegliato un notevole interesse per il cane fonnese, non solo nell’isola ma anche oltre il Tirreno. Si sono costituite numerose associazioni con finalità di tutela e valorizzazione di questo animale che, malgrado le vicissitudini, ha comunque mantenuto, anche grazie alla protervia degli allevatori fonnesi, pressoché inalterate per oltre 2000 anni, le sue caratteristiche. Narra la tradizone locale, che i mastini fonnesi venivano usati nell’ottocento dalle “bardane” o “isciorrobatorios”. si trattava dell’azione di bande di fuorilegge a cavallo costituitesi al fine di razziare il bestiame, le proprietà e addirittura interi paesi del campidano. Inoltre sono stati importanti protagonisti nella guerra tra Fonni e Villagrande Strisaili per la conquista del Montenovu.

Altre notizie

I primi detentori di questa particolare razza canina erano “sos de Aggistru” e “sos de Biaceddu” che possedevano i cani più belli; oltre a questi c’erano “sos Manias”, “sos Maggios”, “Tracathu”, “Othale” e “sos de Vracone”. Purtoppo diversi possessori di questi cani erano particolarmente gelosi dei loro esemplari tanto da preferire la soppressione delle femmine alla nascita, pur di non permettere ad altri di possedere la stessa razza di cani. Per questo motivo “tiu Giovanni Addai” e “tiu Predu Muiccio” desiderosi di possedere questa razza sottrassero una cucciolata per formare la stirpe dei famosi “ànes de Addai”. Nel 1951, quest’ultimo regalò una coppia di cani a “tiu Giuseppe Coccollone” dando così origine alla stirpe di “sos ànes de Cussuggia”.Attualmente tutti i cani di razza fonnese discendono da queste due stirpi: “sos de Addai! E “sos de Cussuggia”, allevati ancora oggi con cura da Giovanni Loddo “Addai”, che è stato ed è tuttora uno dei più grandi appassionati del cane fonnese.Le caratteristiche principali di questo cane sono la forza e l’aggressività che si manifesta soprattutto verso l’uomo; sono inoltre dotati di un grande udito e olfatto. A questo proposito, i pastori, che sono grandi conoscitori di questa razza canina, ritengono che il loro abbaiare sia diverso a seconda che nelle vicinanze ci siano persone o animali. Essi vengono utilizzati come cani da guardia nei pressi degli ovili e sono definiti “ànes de accappiu”. Generalmente i maschi adulti vengono legati ad una catena in una spazio sotto un albero provvisti di un collare di cuoio costruita artigianalmente (sa ‘utturada). Inoltre, aiutavano i pastori a governare il gregge, difendendolo dagli attacchi degli animali selvatici, soprattutto dalla volpe. I racconti, a proposito del loro addestramento, sono molto suggestivi: i cuccioli crescevano senza avere contatti con l’uomo, spesso venivano tenuti in buche scavate nel terreno “sas tanas” (le tane) e ricoperte di frasche. Il loro solo nutrimento era il latte di pecora, in modo tale da poter associare gli odori degli animali che li aveva nutriti. All’idea di “madre” che veniva poi difesa con accanimento in ogni circostanza. Il possedere uno di questi cani rendeva orgoglioso qualsiasi pastore che ne decantava le doti di sensibilità e intuito.
Caratteristiche

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