Riflessioni sulla caccia – Ars Venandi
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16 Novembre 2012
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17 Novembre 2012
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Riflessioni sulla caccia

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11405414I recenti fatti di cronaca mi hanno portato a fare alcune riflessioni. Quando sono in gioco sentimenti così profondi penso sia sempre difficile esprimere ciò che si prova in maniera equilibrata, ma voglio provare a farlo.
Da bambina sono stata educata ad un rispetto totale della natura, delle persone, degli animali. E per questo ho sempre amato profondamente ogni creatura vivente e ho sempre fatto, nel mio piccolo, quello che potevo per proteggere l’ambiente che mi circonda ed i suoi abitanti.
A ventotto anni, in maniera inaspettata e bellissima nella mia vita è entrata una persona che ha scompigliato in un attimo molte certezze che mi avevano accompagnato fino ad allora… un cacciatore!
Da sempre abituata a ragionare con la mia testa ho messo da parte pensieri preconfezionati contro la caccia e mi sono confrontata con lui, ascoltando il suo modo di pensare e le sue ragioni. Mi si è aperto un nuovo mondo che non immaginavo esistesse. L’immagine del cacciatore che avevo avuto fino ad allora è profondamente mutata perché, per la prima volta, ho avuto la certezza che caccia ed amore per la natura non fossero poi due concetti così inconciliabili. Ho capito che un cacciatore vero ama la natura e la protegge. Ho capito che il motore che anima questa passione non è l’uccisione della preda, ma la ricerca della stessa, il rapporto che si instaura con i cani ed il loro lavoro. Ho capito che i veri cacciatori amano i loro cani e non li uccidono quando non sono adeguati alle loro aspettative o troppo vecchi per realizzarle. Ho capito che i veri cacciatori contrastano il bracconaggio e diffondono il rispetto della legge e della normativa in materia di caccia. Ho avuto la fortuna di comprendere tutto questo perché ho un marito che è un vero cacciatore.
Ma l’immagine della caccia nell’immaginario collettivo è esattamente il contrario. Credo che questo sia determinato da un duplice motivo. Esistono dei cacciatori, purtroppo molto numerosi, che con il loro comportamento pongono in ombra tutto quello che invece è eticamente corretto nella caccia. Passa il loro triste messaggio di dileggio della preda, della necessità di fare carniere a qualsiasi costo, di una passione per le armi dissennata, comportamenti che annullano qualsiasi messaggio positivo. E poi ci sono i fatti di cronaca nera che certamente pongono in luce aspetti davvero drammatici, provocando una rabbia verso l’attività venatoria difficile da contenere. Perché portare dei bambini ad una battuta di caccia grossa? Non riesco a darmi una risposta soddisfacente, ci provo ma non ci riesco.
Per quanto la caccia, praticata correttamente, possa decisamente infondere sentimenti e comportamenti positivi, io credo che la caccia praticata debba rimanere appannaggio degli adulti, non dei bambini.
I bambini meritano di stare in un ambiente protetto, al riparo dalle armi. Quello che è accaduto ad Irgoli lo dimostra in tutta la sua drammaticità. Neanche la presenza del padre è riuscita ad evitare che una fucilata raggiungesse un bambino incolpevole. Perché la caccia, necessitando delle armi, è pericolosa. Perché quando in un compagno di battuta prevale la volontà di catturare la preda piuttosto che il rispetto delle regole, gli stessi adulti sono esposti ad un rischio elevatissimo. Ma sono adulti, che hanno consapevolezza delle loro azioni e sono pronti, evidentemente, ad accettarne le conseguenze.
Ma i bambini no. I bambini vanno protetti, vanno tenuti lontano dai pericoli prevedibili. Sono così numerosi, ogni giorno, i pericoli cui si trovano esposti loro malgrado, che portali in un vero campo minato ritengo sia davvero un errore da non commettere.
Educate pure i vostri figli ai sani principi dell’arte venatoria, ma teneteli lontani dalle armi vere. Per questo ci sarà tempo, quando loro stessi avranno la piena consapevolezza delle loro azioni.

13 Novembre

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