L’emozione dell’apertura – Ars Venandi
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L’emozione dell’apertura

Ogni anno si ripete il fatto, sveglia alle cinque, ma puntualmente il sonno si interrompe dieci minuti prima che la sveglia avvisi, e sì, anche quest’anno l’inizio dell’apertura venatoria l’ ho vissuta come trent’ anni fa, quando finito il servizio militare decisi che a caccia ci andassi non più come accompagnatore, ma come protagonista, una passione la mia tramandata da generazioni, un’emozione che a cinquantadue anni provo ancora come la prima volta, e non importa che la giornata si ricca di prede, quello che a me interessa e vivere la campagna in armonia e rispetto, in compagnia dei miei fedeli amici a quattro zampe.
Arrivato l’amico, Mariano, (settantasei anni e un enorme passione per la caccia) all’appuntamento, caricato cani e bagagli in macchina si parte, destinazione montagne tra Dolianova e villa salto, arrivati a Dolianova si sono uniti a noi altri tre compagni di caccia, ci siamo inoltrati in un sentiero di montagna e subito non sono tardate le sorprese, scesi ad aprire una cancellata che chiudeva una strada, di penetrazione, da dietro una rete metallica che delimitava un fondo, sbucava dal nulla un bel cinghiale che sbalordito per la presenza umana è stato lì a fissarci un po’, poi girato le terga se ne è andato al trotto, bello bellissimo esemplare, la domanda che all’unisono ci siamo posti era: perché quando li cerchi non li trovi mai così facilmente? risaliti in macchina poco più avanti camuffati nella vegetazione una macchina dei carabinieri, questi in servizio di pattugliamento, ci hanno fermato e chiesto i documenti, devo dire che la cosa ci ha fatto piacere perché voleva dire che qualcuno stava svolgendo un’attività di prevenzione a nostra difesa, finito il controllo, ripartiti, siamo arrivati sul posto, tre da una parte, due da un’altra abbiamo setacciato un bel pezzo di montagna, di pernici non ne abbiamo viste tante, di queste una sono riuscito a prenderla, inoltre si è vista qualche quaglia, colombacci, e una lepre che può dire di essersela scampata, intanto i cani di uno di noi fiutavano l’odore di un cinghiale, che, non facendosi pregare tanto e filato via davanti a noi, i miei segugi sentito l’odore sono partiti all’inseguimento, ed io dietro a chiamarli e cercare di recuperarli non so quanti km avrò fatto in quelle montagne dietro ai cani prima che riuscissi a riacciuffarli, ma la contentezza era tanta perché ho visto i cani in azione, il più giovane dei due un istriano di neanche due anni ferito già due volte dal cinghiale in queste annate venatorie passate, non ha esitato per niente si è dato all’inseguimento come un cane maestro, a l’una siamo andati a mangiare, dopo pranzo abbiamo fatto un’altra girata, per me la giornata era stata già gratificante, vedere i cani lavorare in quel modo mi riempie sempre di gioia, a fine giornata devo dire che la capacità polmonare era aumentata notevolmente, e soprattutto, la stanchezza non si faceva sentire, ciò vuol dire che il tutto l’ abbiamo vissuto in armonia con la natura che ci circondava.
Non mi è mai importato di fare grandi carnieri, l’ importante è trascorrere una giornata con gli amici noi tutti dopo una settimana di lavoro si aspetta con trepidazione l’uscita domenicale in compagnia dei nostri fedeli amici a quattro zampe, per quanto mi riguarda sono pienamente appagato se vedo il mio cane lavorare, anche se poi alla fine non prendo niente.
Massenzio Pitzalis

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