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Giugno, il mese della speranza

Giugno è da sempre il mese della “speranza ” per i cacciatori sardi; il mese in cui tanti prevedono, tanti propongono e tutti sperano.
Il mese della Speranza, speranze che oramai ( però) si sono affievolite visto quanto accaduto durante la scorsa stagione venatoria.
Sperare è lecito , anzi è doveroso così come è doveroso informarsi e confrontarsi per far si che la voce dei seguaci di Diana sia una sola, Forte, chiara e unitaria.
Poco importa se a rappresentare un gruppo o parte di una categoria sia la Dea stessa, oppure un’anatra, una pernice, un cinghiale o una beccaccia;
come in una squadra di calcio , composta da giocatori che operano in ruoli diversi, anche “la caccia” merita di essere rappresentata e difesa da un ‘unica squadra pronta a scendere in campo unita e vincente.
Che il nostro futuro passi attraverso l’unità del mondo venatorio è risaputo da tempo ma è altrettanto vero che sino ad oggi, nonostante innumerevoli tentativi, non si è mai riusciti a procedere unitariamente .
Se la caccia e i cacciatori non riescono a formare un fronte unico coinvolgendo quelle tre, quattro, dieci figure che ruotano intorno al “sindacalismo venatorio” come può pensare di essere sostenuta dal comune cittadino, dalla politica e da coloro che non hanno mai visto sorgere il sole.
Abbiamo compreso che i nostri primi avversari siamo noi stessi; lo sappiamo bene e sappiamo quanto siamo bravi a farci male da soli.
A caccia, in politica , nei forum, sul web non perdiamo occasione per alimentare polemiche sterili e dannose mostrando a tutti i nostri punti deboli e pubblicizzando in ogni modo quanto sia ” controproducente” e rischioso sostenere la nostra causa.
Impalliniamo gli amici che si espongono, siamo pronti a condannare a morte una forma di caccia e a rinunciare a specie cacciabili , Pronti a mentire a noi stessi con la speranza di ricevere chissà quale tipo di beneficio.
Quanto siamo stolti, egoisti e bugiardi.
Blateriamo , offendiamo e critichiamo l’operato di chi fa qualcosa di concreto ( magari sbagliando) siamo sempre pronti a tirarci indietro ogni qualvolta si presenti la necessità o l’opportunità di combattere.
Per nulla riconoscenti , eterni insoddisfatti e sempre critici anche quando potremmo farne a meno.
Questo siamo e/o stiamo diventando.
Dobbiamo invertire la rotta; l’unità è necessaria, è fondamentale smettere di litigare pubblicamente , supportare chi ci sostiene e dar fiducia a quei pochi che ancora oggi intendono sostenere le nostre istanze.
Solo cosi, forse la caccia avrà un futuro e la possibilità di superare i tempi cupi e tumultuosi che viviamo e vivremo.
Incrociamo le dita e speriamo che qualcuno ci illumini.

 

Emanuele Farneti

 

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