Con riferimento alla nota ricevuta esprimiamo, compiacimento per la posizione assunta e la volontà di arginare lo strapotere dei componenti il CRF e di coloro che lo manovrano. Ci riallacciamo a quanto scritto in relazione alla revisione della legge regionale 23 del 29/07/1998, quando dicevamo che in molti hanno fatto carriera politica parlando di gestione dell’attività venatoria, ma nessuno di loro è riuscito a farci conoscere gli esiti finali varando una legge adeguata ai tempi ed alle esigenze. La riunione di domani 08 luglio, vertente sugli esiti del Calendario Venatorio 2014_2015, avrebbe dovuto avere come interlocutori principali quei signori, che per anni ci hanno abbindolato con proposte serie o poco serie e coloro che oggi sono hanno avuto la delega per rappresentarci: sia nelle associazioni venatorie, sia a livello politico. L’invito rivolto da Marco Efisio Pisano per provare ad organizzare un incontro per vedere chi risponde, o chi ha interesse non è stato ancora archiviato, o meglio è stato tenuto in caldo per valutare gli sviluppi e le proposte provenienti da ambo le parti. Al momento del rinnovo molti trarranno le conclusioni e saranno forse penalizzati coloro i i quali si rendono più disponibili a risolvere i problemi generali. Queste ragioni ci spingono a continuare a delegare i rappresentanti delle associazioni, affinché predispongano proposte concrete per dimostrare unitariamente, che è sempre più attuale la necessità di migliorare la legislazione vigente.
In data 20.09.2013 avevamo trasmesso una lunga nota che rispecchiava l’andazzo generale e avevamo concluso dicendo: “le associazioni venatorie, se veramente vogliono rappresentare “i cacciatori” non si limitino alla raccolta tessere, ma si attivino per rimettere in piedi quelli apparati locali, che meglio sono radicati nel territorio. Raccolgano le sintesi, per attivare qui processi di integrazione e mantenimento della fauna selvatica e del suo sistema, collaborando per il futuro prelievo programmato. Si attivino per per far apportare le modifiche necessarie alle stantie e chilomentriche leggi che regolano l’attività venatoria.”
Come può rilevarsi gli anni passano e le cose peggiorano. Un saluto, Mario Boi Presidente U.S.D. Carbonara.
OGGETTO: legge regionale 23 del 28.07.1998. (Considerazioni sulle varie proposte depositate, gennaio 2014)
Non vorrei, ma è da tempo che invado il campo delle competenze altrui, per tentare di far porre la parola “fine” alle diatribe che ingenerano attriti e confusione nel mondo delle attività venatorie.
Con questo non voglio suggerire a nessuno la ricetta, che potrà abbattere le barriere, ma partendo da un ragionamento si potrebbero rivedere positivamente anche le più becere restrizioni.
Partiamo dal “nomadismo venatorio”:
Siamo sicuri che tutti i 40.000 praticanti attività venatoria siano propensi a spostarsi in massa alla ricerca di un carniere migliore?
Penso invece che il territorio, che tutti credono di difendere, sia parte integrante di ogni individuo e quando uno si sposta va alla ricerca non del carniere, ma dei valori e gli affetti che lo conducono verso quel territorio o meglio di quelle persone che sa che lo accoglieranno con amicizia e con affetto. Nessuno si introduce in casa altrui senza consenso. Il praticante attività venatoria sotto questo aspetto è ancora tutelato e può farlo, ma non deve arrogarsi il diritto di farlo come e quando vuole.
Per queste ragioni ritengo che non tutti i 40.000 predetti, che dal mese di settembre a gennaio portano a spasso, nell’agro della Sardegna, il loro ausiliare ed il fucile, adottino il vituperato “nomadismo venatorio” descritto nella sentenza che abolisce il calendario venatorio di una regione a statuto ordinario 2013-2014.
La seconda ipotesi che merita una sottolineatura e che suggerisce a tutti di partecipare sono i tempi biblici intercorrenti tra il varo, la revisione e l’applicazione delle leggi. Sono passati 22 anni dalla 157/92 e 16 dalla 23/98.
Si potrebbe continuare il ragionamento sulla loro applicazione se si ragionasse con individui che adottano il rispetto delle idee altrui. Perché anche le norme spesso hanno un’anima, non sempre nobile, ma a volte può capitare. La “157/92” non era “il Diavolo” era tutto sommato una norma quadro dettata dai tempi. Quando la stessa ha descritto le modalità di gestione dei territori ha puntualizzato: “le modalità concrete di tale pianificazione non debbono rappresentare un dogma, e lasciano quindi spazio alle regioni per organizzare in modi nuovi e originali il proprio territorio e la attività di prelievo venatorio”.
Questo passaggio apriva già allora le porte a tutte le proposte innovative che nessuno ha mai considerato e reso operative attraverso il confronto con gli organismi e le persone che il territorio lo utilizzano e lo gestiscono.
Da ciò si deduce la lungimiranza del legislatore di allora ha semplicemente detto: sedetevi, discutete e tutelate le risorse nella maniera più opportuna. “Noi” non siamo stati in grado di prendere al volo questa opportunità. Abbiamo, tardivamente e malamente aggiornato la legge e copiato i piani faunistici, da regioni che non hanno le caratteristiche climatiche ed ambientali della Sardegna e sperperato un patrimonio ambientale e culturale, che molti ci invidiano. Siamo in mano a pressapochisti della politica e della burocrazia. Il patrimonio sardo era legato alle transumanze necessarie ed all’ospitalità.
Oggi ci limitiamo a sopportarci a vicenda, quando siamo lontani.