Andare a caccia – Ars Venandi
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Andare a caccia

tramonto caccia

tramonto cacciaCaro Marco, ti scrivo per parlarti della sensazione di estrema precarietà e profonda incertezza che avverto riguardo al futuro dell’attività venatoria. Precarietà ed incertezza: due concetti coi quali il Popolo Italiano purtroppo è costretto a confrontarsi drammaticamente tutti i giorni vista la disastrosa situazione economica nella quale naviga il nostro Paese. In queste righe, però, voglio concentrare l’attenzione su ciò che sta accadendo attorno al mondo dell’ Ars Venandi.

Come ben sai l’attività venatoria in questi anni viene profondamente osteggiata da tante persone, da tante associazioni, da tanta parte della stampa e da tanti esponenti della politica. A tal proposito e spero con tutto il cuore di sbagliare, ho il cattivo presentimento che gran parte dell’opinione pubblica, se chiamata ad esprimersi nel merito,  potrebbe fornire un parere negativo riguardo alla sopravvivenza di tale attività.

L’Italia è diventata il Paese degli estremi nel quale sembrano non esistere più la moderazione e le vie di mezzo. Il dialogo ed il confronto, mezzi indispensabili per comprendere ed accettare i pareri altrui, sono diventati obsoleti e visti con indifferenza o disprezzo. Tutti i settori della vita quotidiana sono caratterizzati da fortissimi contrasti e l’argomento “caccia” purtroppo non fa eccezione a questa regola, infatti da una parte ci sono coloro che ne chiedono la proibizione, dall’altra ci siamo noi cacciatori che cerchiamo di difenderla e nel mezzo ci sono milioni di persone che, nate e cresciute in grandi città, vivono lontanissime dal mondo rurale dalle tradizioni, dai valori e dalla cultura che a quel mondo gravitano attorno, caccia compresa. Questi svariati milioni di persone conoscono solo quegli aspetti negativi della caccia che vengono sapientemente descritti dai mezzi di comunicazione di massa, quasi sempre contrari all’attività venatoria. I bambini crescono con una visione distorta della natura che è quella fornita loro dai cartoni animati lontanissima da quella che invece è propria di un giovane che con la natura vive a stretto contatto.

Fatte queste considerazioni e preso atto del continuo bombardamento mediatico a cui la caccia viene quotidianamente sottoposta cresce in me un forte timore per il futuro di questa attività.

Chi osteggia la caccia potrebbe, per esempio, rispondermi che la mia paura è poca cosa e che si risolve in quella comune a tutti coloro che temono di non poter più compiere carneficine di animali indifesi .

A quelle persone mi piacerebbe riuscire a far capire che le carneficine e gli eccessi in generale, sono quanto di più lontano possibile da ciò che intendo io per “andare a caccia” e che sono sicuro ci siano tanti altri cacciatori che la pensano come me . Purtroppo, però , so benissimo che non con tutti è possibile dialogare serenamente, per questo motivo , caro Marco , mi rivolgo a te e a coloro che potrebbero condividere i medesimi sentimenti nel tentativo di descrivere cosa significhi per me “andare a caccia”.

Sento il bisogno assoluto che il mio spirito, la mia anima e i miei pensieri si dissolvano nella natura e in qualche modo , anche per pochi istanti tornino ad esserne attivamente parte integrante.

Avverto la necessità imprescindibile di sentire il caldo abbraccio dei silenzi che regnano in luoghi nei quali antiche Genti di Sardegna esercitarono la pastorizia , l’agricoltura e la caccia in perfetta armonia con gli equilibri della natura.

Non posso fare a meno delle dolcissime sensazioni che avverto quando il vento , scivolando fra le aspre vette delle nostre montagne , sembra riportare echi dal passato che narrano di antiche vicende di uomini che in quei luoghi vissero , lavorarono e andarono a caccia.

Ripercorrere i sentieri, annusare i profumi , ammirare le struggenti bellezze di quei remoti angoli di Sardegna appaga la mia mente e la mia sete di natura.

Ascolto con devota attenzione le parole di amici anziani che descrivono , per esperienza vissuta o per averle sentite raccontare dai loro avi , situazioni e avvenimenti che riportano per un attimo in vita persone , animali e fatti dei tempi andati.

Amo infinitamente condividere con gli amici e con i miei cani la sensazione di godere ancora una volta una delle sensazioni che derivano dall’esercitare una delle nobili attività che furono proprie dei nostri padri.

Andare a caccia mi da la possibilità di provare queste sensazioni , mi onora della possibilità di frequentare un gruppo di persone , che è limitativo definire “amici”, composto da individui di età molto diversa fra loro ma nel quale i più giovani nutrono profondo rispetto per i più anziani e nel quale vigono ancora tutti quegli alti valori morali che , ahimè , nella società dei giorni nostri stanno progressivamente venendo meno. I risultati del venire meno di quei valori li leggiamo ogni giorno nei fatti di cronaca.

Andare a caccia mi permette di nutrirmi di amicizia , dissetarmi della storia delle mie Genti e di inspirare l’essenza più pura della natura.

Caro Marco ti confesso che ho il timore che un giorno mi verrà proibito di continuare a provare i sentimenti che ho descritto e non comprendo il motivo per cui ci sia della gente che lotta strenuamente affinchè ciò accada.

Dimmi caro Marco : cosa c’è di male? Qual’è la mia colpa?

Antonio Demurtas

 

Ciao Antonio,

devo dire che le tue preoccupazioni sono anche mie. Alcuni nuovi partiti politici (vedi Movimento Cinquestelle) hanno espressamente manifestato astio nei confronti dei cacciatori e verso ogni forma di attività venatoria. Questo atteggiamento potrebbe mettere a rischio la nostra passione ma non credo che questi personaggi riusciranno a concretizzare tutti i loro progetti. Per dire NO alla caccia è necessario mettere sul tavolo delle buone motivazioni. Oggi nonostante il fortissimo impatto della caccia e del bracconaggio, le popolazioni di cinghiale presenti in Sardegna sono in continua crescita. Cosa accadrebbe se venisse vietata la caccia al cinghiale? La rivoluzione (nel vero senso del termine) da parte di tutto il mondo venatorio e il moltiplicarsi di problemi legati alla gestione della specie. In Sardegna non sarà mai ammessa nessuna forma di divieto imposto dall’alto. La caccia è fortunatamente ben radicata nella nostra cultura, mentre nutro seri dubbi su quello che potrebbe accadere in altri contesti geografici, soprattutto quelli metropolitani, culturalmente differenti dai nostri. I partiti “moderati” hanno sempre cavalcato l’elettorato composto dai cacciatori nonostante, allo stesso tempo, esponenti dello stesso partito attingevano voti dal fronte opposto, quello dei più sfrenati ambientalisti. Ci sfruttano lasciando irrisolti i nostri problemi ma al contempo fanno si che la caccia continui ad essere una regolare concessione statale. Sono ottimista invece per quello che potrebbe accadere in futuro: il sostanzioso aumento di ungulati su tutto il territorio regionale richiederà una migliore pianificazione dell’attività venatoria e in questo contesto, l’intervento dei cacciatori sarà indispensabile. Inoltre, è nato un nostro movimento e correrà autonomamente alle prossime regionali. Le Associazioni Venatorie si stanno amalgamando per formare un fronte compatto e i risultati arriveranno, non possiamo che essere positivi.

 

Marco Loi

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