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A caccia con “Sos de Paddedda”

L’alta baronia è un territorio in prevalenza collinare che si affaccia sulla costa nord orientale dell’Isola. L’abbondanza di mirto e olivastri costituiscono nel periodo invernale un’ottima fonte di cibo per i tordi che popolano questi luoghi. Ma qui, come d’altronde nel resto dell’Isola, le preferenze della gran parte dei cacciatori si orientano sulla bestia nera. Le numerose squadre di caccia grossa hanno una media di abbattimenti che va dai 20 ai 40 cinghiali l’anno. Siamo a Posada, paese che conta 4 squadre di caccia grossa impegnate in un territorio vasto che si sviluppa a monte del paese, lungo il Rio Posada.

LA SQUADRA

La squadra “Sos de Paddedda” nasce quattro anni fa a Posada. Conta una ventina di fucili e qualche battitore, il capo-caccia,  Giovanni Marongiu noto Paddedda è coadiuvato nella scelta dei luoghi e nelle strategie di caccia dal capo dei battitori Mario Deledda. Una gestione a due che tiene comunque in considerazione gli umori e le richieste del resto del gruppo, un’autentica democrazia.

I cani, in prevalenza segugi italiani che provengono dall’allevamento di Mario Deledda, sono gli stessi individui che durante la stagione delle gare regalano tante soddisfazioni e riconoscimenti.

LA CACCIA

Ci spostiamo da Posada verso l’interno, nei pressi di Lodè. A monte del Rio Posada si presenta un territorio collinare con alternanza fra campi coltivati e macchia mediterranea arricchita da una buona presenza di olivastri. Le cacce sono facilmente raggiungibili e si presentano in prevalenza isolate da terreno pulito. La prima battuta avrà luogo al di sotto della strada asfaltata che costeggia il Rio Posada. Le poste, posizionate in parte sul letto del fiume e in parte su una fascia pulita che chiude a monte la battuta, conoscono molto bene le posizioni assegnate, in particolare Paolo Deledda ricorda con particolare rammarico un “postale” che l’anno scorso ha saltato la sua fermata, nonostante le tre fucilate. I battitori, 5 in tutto, sciolgono la muta di segugi italiani di Mario Deledda fiancheggiati dal modesto contributo di qualche segugetto meticcio e dall’ottimo lavoro di un imponente segugio svizzero dal latrato in puro stile oltralpe. La caccia ha inizio. I cani dopo un breve accostamento partono all’inseguimento di una volpe che viene abbattuta poco dopo da una posta posizionata lungo il fiume. Dei quattro cinghiali censiti nei giorni precedenti non si vede neanche l’ombra. Recuperati in breve tempo i cani ci apprestiamo ad affrontare la seconda caccia, distante qualche centinaio di metri dalla prima. Il territorio è scosceso e i battitori impiegano un paio d’ore ad arrivare in prossimità delle poste, qui i cani scovano due cinghiali che dopo un breve tentativo di fare dietrofront, si dirigono vero le poste. Queste sono posizionate lungo un ghiaione che rallenta la corsa del cinghiale facilitandone il tiro. Nonostante tutto una palla vola bassa frantumando la zampa al cinghiale per poi rimbalzare sulla pietra che la proietta verso il cielo producendo un forte sibilo rauco. Quanto dovremo ancora aspettare prima di poter utilizzare armi più sicure? In tante regioni italiane i fucili ad anima liscia vengono utilizzati quasi esclusivamente per la caccia minuta riservando per l’appuntamento con il cinghiale le più sicure carabine semiautomatiche. Ma lasciamo da parte questo discorso e riprendiamo la cronaca della giornata di caccia. Il nostro cinghiale è stato fermato al secondo colpo da  Franco Selis seguito da  Franco Frongia che poco dopo abbatte il secondo cinghiale. Si son fatte le 2 e nonostante il leggero languorino ci avviamo alla terza battuta, questa volta più distante. Dopo 15 minuti di fuoristrada arriviamo a destinazione. Il territorio è molto più interessante dal punto di vista ambientale, le poste, arroccate su una cresta granitica dominano un fitto roveto. È una battuta facile, da risolvere in poco tempo. I segugi bucano il rovo con determinazione ma non dimostrano interesse. Dopo qualche minuto si attenuano le speranze di trovare qualche animale vista la dimensione piuttosto contenuta della battuta. Una volpe irritata dalla presenza dei parenti domestici si dilegua lungo la cresta, dopo qualche minuto il segugio svizzero incrocia la rotta della volpe e al primo latrato viene raggiunto dai segugi italiani. Dopo una divertente seguita la volpe viene spinta verso la posta che provvede ad archiviare la pratica. La giornata di caccia si conclude con i primi due cinghiali della stagione, ora la festa può iniziare prima con il pranzo, offerto da un amico allevatore nel suo ovile poco distante da qui e poi in “su mangasinu”, locale destinato alla lavorazione degli animali e sede ufficiale della squadra.

Un detto sardo recita: pagu genti, mellu festa, oggi a Posada è stata veramente una bella festa, niente polemiche, niente attriti, nessuna antipatia, sarà perché in pochi si evitano certi problemi, o sarà perché la squadra “Sos de Paddedda” è un vero gruppo legato da un’unica passione, una squadra seria e inquadrata da precise regole di comportamento che sa divertirsi e sa come ci si deve comportare con il re della macchia.

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