Il calibro 30.30 Winchester – Ars Venandi
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Il calibro 30.30 Winchester

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01811300Purtroppo non ho più il tempo di leggere i fumetti di Tex Willer e l’ultimo film Western che ho visto al cinema o alla televisione, se ben ricordo, è stato “Balla coi lupi”, ma non per questo  dimentico con quanto entusiasmo in gioventù ho seguito le gesta dei miei eroi a cavallo, tutti armati coi loro immancabili, indistruttibili e inesauribili  Winchester. Ancora oggi, nell’era delle guerre stellari, dei computer e dei laser, come si fa a non rimanere affascinati dallo stile di un bel Winchester a leva, magari di un esemplare “Uno su Mille” o di un modello commemorativo? La sua tradizione è talmente dura a morire che persino molti fucili-giocattolo dei nostri figli ricalcano ancora quella meccanica fluida, semplice ed affidabile, che ha contribuito alla storia di una nazione. La carabina con sistema di ripetizione manuale a leva (lever action) deriva dal fucile Spencer a percussione anulare e dal sistema d’arma Volcanic. La prima vera carabina a leva costruita in serie è stata l’Henry, dal nome del suo progettista B. Tyler Henry, ma  fu Oliver Fisher Winchester che nel lontano1866 brevettò e mise in produzione il modello definitivo, come lo conosciamo noi per intenderci, con la chiusura rinforzata ideata dal grande genio mormone John Moses Browning. Le prime carabine prodotte dal Sig. Oliver vennero camerate in diversi calibri come: il 25-20, il 32-20, il 32-30, il 38-55, il 44-40 e il 45 Colt, ma dal 1895 in poi il più famoso e diffuso fu senz’altro il calibro 30.30. Il 30-30 Winchester, denominato anche 7,62 x 51 R o 30 WCF (Winchester Center Fire), dove  il primo 30 stava per il calibro della palla  e il successivo indicava i grani di polvere necessari a spingerla, fu la prima munizione metallica sportiva ad essere caricata con un propellente infume e  alla detta di molti è anche il calibro che negli Stati Uniti e nell’America meridionale ha abbattuto più cervidi in assoluto. Esistono anche delle testimonianze di alcuni cacciatori che con esso hanno ucciso anche alci e orsi Grizzly, ma si è trattato sicuramente di episodi eccezionali, dovuti al caso o all’incoscienza dei cacciatori stessi. Per quanto questa munizione possa essere stata onesta e prestante (per quei tempi), non ha mai posseduto le caratteristiche necessarie alla caccia ai grossi selvatici, specialmente se pericolosi. Sia lei sia le armi che la cameravano, dovevano servire per difendersi da banditi e dagli indiani e per cacciare la selvaggina necessaria al sostentamento, come i cervi coda bianca, i pecari, i javelina, ma anche procioni, tassi e tacchini selvatici. La munizione originale lanciava una palla da 160 grani alla velocità di circa 1.970 piedi al secondo (600 m/s) con relativi 200 chilogrammetri di energia, non erano certo delle prestazioni tanto eccezionali da giustificare il notevole e duraturo successo che ha avuto. Sono stati ben altri i motivi che hanno contribuito a mantenere questa cartuccia attuale per oltre un secolo. Nel corso degli anni la Winchester Repeating Arms Co. di New Haven Connecticut produsse e mise in commercio oltre settanta modelli di carabine commemorative, in ricordo e in onore dei grandi miti del selvaggio West. Modelli come: i Canadian Centennial, gli Apaches, i Cheyenne, i Cherokee, i Sioux, i Bat Masterson, i John Wayne, i Little Big Horn, i Wells Fargo gli Anne Oakley e tanti altri hanno fatto la felicità di numerosi appassionati e quasi tutti erano camerati appunto in calibro 30.30 Winchester. Questo è senz’altro uno dei motivi se non il motivo principale per cui la munizione è tuttora in circolazione, altrimenti l’avanzare di calibri per armi a leva ben più versatili e potenti come il 444 Marlin, il 375 Winchester Big Bore, il 307 Winchester, il 7-30 Waters e il nuovissimo 450 Marlin l’avrebbero ben presto relegata in soffitta. Anche gli attuali caricamenti  calibro 30.30 non sono certo entusiasmanti, adottano delle palle da 125, 150 e 170 grani e forse sono ancora reperibili in qualche angolo di magazzino, alcune scatole di Remington “Accellerator”. Quest’ultime erano in grado di  sparare una palla calibro .22 da 55 grani, contenuta in un Sabot di plastica, alla bella velocità di 3.400 fts/s (1.030 m/s), ma è passata quasi inosservata perché in pochi ne hanno capito il reale impiego; tra quelli anche il sottoscritto! Tutte le altre cartucce originali montano palle da caccia in configurazione Flat Nose (con testa piatta), adatte ad essere contenute nei serbatoi tubolari delle carabine Winchester e Marlin a leva, per evitare che sotto il rinculo un proiettile “Spitzer” a punta accentuata possa innescare la cartuccia successiva. Questo è uno dei limiti di tutti i calibri concepiti per armi a leva, perché purtroppo sono condizionati dall’impiego di palle che, dotate di un basso coefficiente balistico e  di una scadente aerodinamicità, non favoriscono né la conservazione dell’energia né la radenza della traiettoria. Il tiro utile di un buon 30.30 supera di poco i 100 – 130 metri, oltre la precisione risulterebbe troppo compromessa. Se il nostro “vecchio pioniere” venisse  camerato esclusivamente in carabine ad otturatore, in armi combinate o monocolpo, come ad esempio le carabine e le pistole Thompson Center Contender, potrebbe utilizzare tutte le infinite palle calibro .308 disponibili sul mercato aumentando radicalmente le sue caratteristiche e assimilandole come potenza al 300 Savage, anche se mai potrebbe avvicinarsi al 308 Winchester. Chi possiede una carabina a leva in calibro 30.30 W e vuole divertirsi anche a caccia, oltre che a praticarci del  tiro a segno in aperta campagna travestito da Buffalo Bill, può tranquillamente usarla per la battuta al daino o al cinghiale utilizzando buone palle da 150 – 170 grani. Personalmente preferisco le prime perché viaggiando a circa 730 metri al secondo danno indubbiamente dei risultati balistici migliori, mentre le palle da 170 grani,  che di poco superano i 630 m/s, possono andar bene nei tiri a brevissima distanza e in presenza di fitta vegetazione, ma non producono assolutamente nessuno “Shock idrodimamico”. Io non mi sognerei mai di andare a caccia con una carabina a leva calibro 30.30 Winchester, ma se un giorno dovessi cambiare idea cercherei di ricaricarmi qualcosa di “tosto”, oppure opterei per una delle seguenti munizioni da 150 grani che reputo molto valide, come: le Federal  Nosler, le Speer Nitrex, le Remington SPCL, le Winchester Silvertip e le monolitiche PMC Starfire Bullet. Visto che abbiamo toccato il tasto “caccia”, permettetemi di darvi un piccolo ma utilissimo consiglio. Come già accennato, ammetto l’amore e la nostalgia che provo per le armi a leva, ma devo mettervi in guardia riguardo la loro precisione. Inaspettatamente è più che buona, ma i tecnici che assemblano le carabine in fabbrica, tacca di mira e mirino glieli mettono così, tanto per bellezza!! In poligono ho provato diversi Winchester, tra i quali anche due commemorativi: un Apache e uno splendido Sheriff Bat Masterson e tutti, senza esclusioni, così com’erano stati impostati dalla Casa, sparavano ”dove volevano loro” e immancabilmente fu necessario tararle accuratamente prima che sparassero “dove volevo io”. Ogni tanto, specialmente in occasione di grandi battute “mondane” al cinghiale, si vedono ancora alcuni romantici cacciatori armati di carabina a leva, ma sono sempre più rari. Nonostante il fascino che suscita il binomio arma – munizione, quando si caccia il Re della macchia è bene poter disporre di un qualcosa di più risolutivo sia come potenza  sia come volume di fuoco. La ricarica del 30.30 è piacevole e conveniente, non tanto dal punto di vista economico quanto  per l’accuratezza delle munizioni che si possono preparare. Sempre in previsione di un uso venatorio, personalmente oserei caricarmi anche qualche cartuccia con palla Spitzer, da mettere in prima canna e poi magari nel serbatoio stiperei le normali Flat Nose per stare tranquillo contro ogni evenienza. Il 30.30 Winchester è un .308” (7,62 mm) a tutti gli effetti e quindi ipoteticamente potrebbe utilizzare le stesse palle del 30.06 o dei vari 300 magnum, ma visto che per ovvi motivi di sicurezza è tassativo caricarlo con delle palle a testa piatta, la scelta si limiterà a quelle espressamente concepite per questo calibro che di solito sono da 150 e da 170 grani. Le polveri più indicate sono quelle di media progressività e per gli inneschi i Large Rifle vanno più che bene. 
 
Oltre un secolo fa, lungo le frontiere del Nuovo Continente la vita non era certo facile. Ci si arrangiava per sopravvivere tra stenti, pericoli e privazioni. I primi come gli ultimi pionieri potevano contare soltanto sul loro coraggio, sul loro cavallo e sul loro fedele Winchester sempre a portata di mano pronto a sparare in una frazione di secondo. 
 
 
 
                                               Marco Benecchi
 
      
         

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2 Comments

  1. Cesario de iaco ha detto:

    Presentazione davvero piacevole e tecnicamente abbastanza chiara, complimenti e grazie. Hunterissimo

  2. Agostino Carparelli ha detto:

    Complimenti per l’ottimo articolo e per i saggi suggerimenti.

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