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Rispunta il parco del Gennargentu

Pili (Pdl): il ministero dell’Ambiente lo elenca tra le aree protette

Non se n’era accorto nessuno: con una riga di un allegato di un recente decreto, il ministero dell’Ambiente resuscita il parco del Gennargentu. Che giaceva nell’oblio dal 2005, di fatto cancellato da una legge nazionale spinta dalla mobilitazione popolare. Ora invece riappare nel nuovo elenco delle aree protette, dentro un decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 31 maggio. Lo ha notato Mauro Pili, deputato (Pdl) della commissione Ambiente, a suo tempo uno dei leader della battaglia antiparco: «Il tentativo di reinserire il Gennargentu tra i parchi di Stato è inaccettabile, va rispedito al mittente senza se e senza ma», denuncia il parlamentare, che ha anche già formulato un’interrogazione al ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. «È un sopruso, ci opporremo in tutte le sedi», annuncia in serata il governatore Ugo Cappellacci.
I FATTI Il decreto ministeriale segnalato da Pili aggiorna l’elenco ufficiale delle aree protette citando, alla riga 21 dell’allegato, il «Parco nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu», istituito dal famoso decreto Ronchi del ’98. Quello che suscitò aspri scontri sui vincoli ambientali, destinati a ricadere su un’area di 74mila ettari nelle attuali Province di Nuoro e Ogliastra.
Le popolazioni locali, e i loro sindaci, reagirono con una serie di iniziative sempre più clamorose. Fino alla marcia su Cagliari, il 21 ottobre 2005, con 10mila manifestanti. Il no al parco finì per unire i due poli: anche perché schierarsi a favore dell’area protetta diventava, in quelle zone, un autogol elettorale.
Nel dicembre 2005, l’ultima Finanziaria del governo Berlusconi accolse un emendamento del deputato forzista Giovanni Marras: non cancellava ufficialmente il parco, ma in sostanza lo sterilizzava, rimandandone l’attuazione a una «intesa tra lo Stato e la Regione Sardegna», e previa adesione dei Comuni interessati. Infine, nel 2008, il Tar accolse il ricorso di alcuni Comuni contro il decreto Ronchi.
LA NOVITÀ Quella legge di cinque anni fa, afferma ora Mauro Pili, «non può essere modificata con furberie o distrazioni sottobanco». Il decreto del ministero «è subdolo e non tiene conto della normativa del 2005. Al ministero ci sono ancora troppi retaggi vetero-ambientalisti alla Pecoraro Scanio». Per Pili è poi «incomprensibile che non risulti nessun rilievo della Regione Sardegna sull’elenco»: approvato nella Conferenza Stato-Regioni del 17 dicembre 2009, quando solo la Lombardia avanzò osservazioni.
Per la Sardegna c’era l’assessore alla Sanità Antonello Liori, probabilmente perché si discuteva un importante accordo sui dispositivi medici. Nell’interrogazione al ministro, Pili chiede se il nuovo decreto «comporti l’applicazione di norme vincolistiche», e se non sia il caso di «stralciare dall’elenco il parco del Gennargentu», per rispettare la legge e le comunità locali.
LE REAZIONI Firma l’interrogazione anche Bruno Murgia: «Il decreto – spiega il deputato nuorese del Pdl – mina il diritto dell’autodeterminazione delle realtà locali, per cui ci siamo battuti». Murgia pensa a nuove mobilitazioni: «È mia intenzione mettere insieme i sindaci della montagna, per fare il punto della situazione e riprendere a parlare di sviluppo produttivo e sostenibile nel Gennargentu». Per il presidente della Provincia nuorese Roberto Deriu (Pd) «sono i soliti pasticci del centrodestra, federalista a parole ma centralista di fatto. Oggi sul parco: domani, temo, sulle centrali nucleari». Il consigliere regionale del Pdl Ignazio Artizzu chiede un immediato intervento della Regione sul Governo, e un’iniziativa del Consiglio regionale.
LA REGIONE E il governatore Cappellacci, in una nota ufficiale, assicura: «Respingeremo con forza questa intrusione vergognosa, una grave violazione della nostra autonomia». Già oggi la Giunta valuterà le iniziative «per contrastare un decreto che non condividiamo nel merito, e intollerabile nel metodo. Le decisioni in materia ambientale spettano al popolo sardo, nessuno pensi di calare decreti dall’alto».
GIUSEPPE MELONI

L’Unione Sarda

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